Siamo tutti spettautori – Scheda 1

di Alessandra Carenzio

Non è un errore di battitura: spettautori è un termine che unisce le parole “spettatori” e “autori”. All’epoca della comunicazione digitale una delle caratteristiche del nostro modo di comunicare è infatti l’autorialità: grazie ai media digitali siamo capaci non solo di leggere informazioni, contenuti e dati, ma anche di produrre e far circolare questi dati in maniera molto veloce e capillare (pensiamo al ruolo di WhatsApp o dei social). Tutto scorre portando a quello che Julia Hobsbawm definisce “info-obesity”.

Un altro termine noto, simile a spettautori, è prosumer che ancora una volta – come termine macedonia – unisce le parole “producer” (produttore) e “consumer” (consumatore). La medesima idea veicolata attraverso la logica del fare e del ricevere: consumiamo e produciamo, mettendo in circolazione l’informazione prodotta, ma anche quella realizzata da altri.

Si tratta di azioni importanti per i ragazzi, ma anche per gli adulti. Per discutere delle caratteristiche della comunicazione digitale potremmo usare questa immagine di sintesi.

Dunque, emerge in maniera chiara l’importanza della responsabilità come criterio decisivo per arginare flussi di informazione incontrollati e non verificati, ma anche dannosi per le persone e i gruppi (pensiamo qui alle informazioni modificate volutamente per orientare l’opinione pubblica e danneggiare precise realtà, così come a quelle messe in circolazione involontariamente, sintomo di cyberstupidity o stupidità digitale nella logica definita da Prensky nel 2010 pensando al superamento dell’idea dei nativi digitali).

Prima di postare un contenuto creato da altri, è chiaramente necessario pensare al tono del contenuto, all’intenzione e all’autore, immaginando che tipo di implicazione avrebbe. Lo stesso accade quando produciamo un contenuto: è adeguato? Potrebbe essere offensivo? Cosa dice di me? E ancora, mi rappresenta?

La media education svolge da tempo un ruolo importante nella definizione di percorsi educativi per sviluppare pensiero critico e responsabilità: il primo essenziale quando leggiamo contenuti, il secondo decisivo quando produciamo contenuti. Entrambi vanno presi in considerazione come una trama unita. Ma non basta la media education, serve la partecipazione di tutti, nel proprio quotidiano.

 

Bibliografia di base

Buckinham D., Media education. Alfabetizzazione, apprendimento e cultura contemporanea, Erickson, Trento 2006.

Buckinham D., Né con la TV, né senza la TV. Bambini, media e cittadinanza nel XXI Secolo, Franco Angeli, Milano 2000.

Rivoltella P.C., Nuovi alfabeti, ELS La Scuola, Brescia 2020.

Rivoltella P.C., Tempi della lettura. Media, pensiero, accelerazione, ELS La Scuola, Brescia 2020.

Rivoltella P.C., Media Education. Idea, metodo, ricerca, ELS La Scuola, Brescia 2017.

Rivoltella P.C., Le virtù del digitale, Morcelliana, Brescia 2015.

Tisseron S., 3-6-9-12. Diventare grandi all’epoca degli schermi digitali, a cura di P.C. Rivoltella, La Scuola, Brescia 2016.